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Archive for the ‘casa’ Category

Maggio è il mese delle rose e per non smentire il calendario e il detto,  la prima rosa è sbocciata. In un  angolo discosto, un pò in ombra contro il muro della scala.  E’ ancora in boccio, delicatamente sfumata. Una bellezza timida e discreta.

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L’abbiamo tanto aspettata che alla fine è arrivata.  Finalmente l’inverno! Neve candore e silenzio solo per oggi che è domenica e si può guardare la neve che scende dai vetri di casa. Domani ci saranno disagi, ma le scuole sono chiuse e i bambini contenti.

 

Tremante di freddo è
arrivata col primo fiocco
la neve stamattina. Di gioia
mi ha pulito il cuore

                                 Sonoqui

  

 

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Non so spiegare la mia predilezione per i fiori di giacinto, specie se sono bianchi. All’inizio dell’autunno compro un buon numero di bulbi e li interro nei vasetti di coccio o li sistemo negli appositi vasi di vetro con l’acqua. E’ così semplice farli crescere e godere della loro fioritura.  E se il bulbo è generoso, la fioritura è doppia.
Ora questo giacinto candido è sulla mia scrivania e m’incanto a guardare la perfezione dei piccoli fiori che si aprono a stella. La sua presenza amica e il suo profumo dolce e sottile sono motivo di gioia. Il profumo del giacinto è il mio profumo dell’inverno che sa di casa e di cose buone, assieme a quello delle bucce delle arance e dei mandarini, dei biscotti cotti nel forno,  assieme al profumo dell’aria  quando apro la finestra al mattino mentre  fuori nevica, e che sa di neve e di pulito. Questo profumo mi manca  in quest’inverno strano che pare primavera. Lo aspetto, c’è tempo ancora, forse verrà…
E i vostri profumi dell’inverno quali sono?

Vi auguro un buon fine settimana, e se in un momento di pausa volete rilassarvi, ascoltate questa musica sublime dalle 4 Stagioni di Vivaldi

 

L’Inverno  

3° movimento, allegro

Caminar Sopra il ghiaccio, e a passo lento
Per timor di cader girsene intenti;
Gir forte Sdruzziolar, cader a terra
Di nuovo ir Sopra ‘l giaccio e correr forte
Sin ch’ il giaccio si rompe, e si disserra;
Sentir uscir dalle ferrate porte
Scirocco, Borea, e tutti i Venti in guerra
Quest’ é ‘l verno, ma tal, che gioja apporte 

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La eccentrica figurina, sebbene ancor difesa dai rigori del freddo dal ricco mantello di pelliccia che fu la moda della stagione invernale, mostra nella tinta della gonna la novità del colore che sarà in voga nella prossima primavera e nell’originale cappello la simpatia spiccata per le forme larghe che fanno al viso leggiadra cornice”.
(descrizione di copertina)

 

Margheritagiornale delle Signore italiane di gran lusso di mode e letteratura“, è una rivista femminile  edita a Milano dai Fratelli Treves nel 1878, e così chiamata in omaggio alla regina Margherita. Il suo editing lussuoso, stampato su carta finissima e arricchito da raffinate incisioni, contava tra i suoi collaboratori Vittorio  Bersezio e Matilde Serao, e in vendita al non modico prezzo di 24 lire l’anno, era destinato al pubblico sofisticato dell’alta borghesia. In alcuni numeri della rivista erano  in vendita per corrispondenza i modelli sia in carta a L.1,50 che in mussola a L.3.
Nel 1888, attraverso Margherita, venne proposto per la prima volta in Italia  in arrivo da Parigi, il tailleur. I giornali di moda tenevano così aggiornate le signore sulle novità più interessanti della moda parigina. A partire dal 1891, il costo dell’abbonamento che era passato da settimanale a quindicinale, scese a 18 lire l’anno.
Fu diretto fino al 1916 da Virginia Tedeschi Treves, moglie dell’editore e scrittrice con lo pseudonimo di Cordelia.
Le pubblicazioni cessarono nel 1921.

La mia Margherita è datata  febbraio. L’anno non è indicato, alcune frasi fanno pensare al 1919 o il ’20 […si sente che la guerra è finita poichè in questi anni scorsi tutto, anche la biancheria, si attenne alla più scrupolosa semplicità; pure la bella biancheria è ancora oggi indumento di lusso…]
Fortunosamente pescata da un fioraio rigattiere di borgata Parella. Nel suo piccolo insolito negozio potrete trovare vasi di piante posti sopra cataste di vecchi libri, un cactus  su un giallo consunto di Agatha Christie, pile di giornali e riviste d’epoca disseminati ovunque, oggetti polverosi nelle scatole. Ma anche un angolo riservato a  fiori freschi e piante, con un bellissimo calicanto e rami di pino.

 

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Bianco

 

In casa i bulbi di giacinto iniziano a fiorire. Il primo è sempre bianco, come l’inverno e il candore della neve. Annuncio del Natale che viene…

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Ho messo sul balcone le pansè.  Forse un pò in ritardo le ho piantate nelle cassette e in una ciotola sul balcone a nord, dove per tutto l’inverno non vedranno  mai il sole. Mi mancavano i colori ora  che i balconi invernali di città  sono desolatamente orfani. Le viole del pensiero hanno faccette timide e vivaci, di tanti colori che rallegrano, ed essendo piantine molto resistenti al freddo, sopravvivono alle basse temperature e non temono la neve nè il gelo. L’inverno scorso i vasi erano sommersi dalla neve e i fiori, piegati,  ne sono usciti un pò malconci. Ma in primavera, ai primi tepori  hanno una ripresa sorprendente e danno il meglio di sè con bellissime fioriture fino a maggio.

Ho interrato i bulbi di tulipani, muscari e bucaneve.

 

 

E su un balcone riparato c’è il ciclamino che ama il freddo ma non sopravvive al gelo…

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Esperimenti

 

Esperimenti fotografici su una piantina di kalanchoe

Come coltivare la kalanchoe: http://www.elicriso.it/it/come_coltivare/kalanchoe/

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Ogni anno all’inizio dell’autunno compro un vaso di erica che quasi sempre, forse per la temperatura ancora calda e l’esposizione soleggiata del mio balcone, diventa secca in pochi giorni. A questo punto la metto in salotto dopo averla spruzzata di lacca, ed il suo colore porpora, vicino a quello rosato delle ortensie, è un ornamento decorativo per la stanza in inverno.

Dei due vasi acquistati quest’anno uno è  in salotto, l’altro messo su un balcone con esposizione a nord è ancora vivo e verde e spero lo rimanga a lungo. Essendo una pianta acidofila predilige un’esposizione fresca e poco sole.    Leggo l’etichetta sul vaso che dice Calluna vulgaris. Faccio una breve ricerca.

Calluna vulgaris o brugo, pianta della famiglia delle ericacee (wikipedia). Brugo ed erica non sono la stessa cosa. Brugo da brucus, termine di origine celtica che indicava la pianta, e da brucus è derivato il nome della brughiera, che evoca  una landa desolata e ventosa spesso descritta nei  romanzi inglesi dell’ottocento. Emily Bronte amò e descrisse la brughiera in tutte le stagioni: (…) In estate nulla di più delizioso di quelle vallette chiuse tra le colline, di quei poggi sporgenti ed erti, coperti di erica  (Emily Bronte, Cime tempestose).  Effettivamente é un suolo povero di sostanze minerali, arido e acido, dove questa piantina, meglio di altre riesce a vivere. Nelle baragge, le brughiere tipiche del vercellese, il terreno su cui cresce il brugo è un terriccio prezioso per le piante d’appartamento che necessitano di terra acida.

Il brugo è molto simile all’ Erica carnea sia per le foglie che per i fiori e si distingue da essa per la corolla ed il calice differenti (ancora wikipedia). Fiorisce dalla tarda estate all’autunno inoltrato, mentre l’erica fiorisce in inverno fino a primavera.

I fiori sono molto frequentati dalle api che producono un miele scuro e aromatico. Il legno delle radici più grosse serve per costruire i fornelli di pipe pregiate, mentre in passato i rami venivano riuniti per farne scope da giardino, dette “scope di brugo”. 

Molte sono le proprietà terapeutiche. E’ un rimedio contro tutte le infiammazioni delle vie urinarie. Il decotto di fiori schiarisce le efelidi e risana eczemi e disturbi cutanei. Il macerato alcolico è utile per massaggi in caso di artrite e reumatismi.   (Alfredo Cattabiani, Florario)

Il dott. Edward Bach per i suoi Fiori scelse l’erica, Heather,come rimedio alla solitudine “Per quelli che sono sempre alla ricerca di qualcuno che possa tener loro compagnia, perchè hanno bisogno di parlare dei loro affari con gli altri, qualunque possa essere l’argomento. Sono molto infelici quando restano soli per un certo tempo” (E. Bach)

Nel simbolismo  è dedicata alla solitudine ma anche alla speranza perchè cresce e fiorisce là dove non fiorirebbe nessun’ altra pianta.

L’erica è anche il fiore nazionale della Scozia dopo il cardo, e qualche anno fa, durante un viaggio nelle Highlans ne raccolsi un gran mazzo che portai a casa (non potevo non farlo). E la visione di quella distesa di fiori rosa è uno dei più bei ricordi che ho della Scozia.


 

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Prima della pioggia

 

 

C’è ancora qualche fiore in giardino, i tagete resistono a lungo  e sono fiorite le ultime rose, bellissime. Così erano prima della pioggia. Pioggia fredda d’autunno, da giorni annunciata,  caduta incessante per ore e a tratti violenta, che sa trasformarsi in furia distruttiva.

 

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Ci siamo conosciute nell’orto, lei è da poco tempo la mia nuova vicina di casa e gironzola spesso lì intorno. La sua padrona mi dice che acchiappa lucertole e poi se le mangia, per questo d’estate è più magra. La ritrovo a volte in giardino o in attesa davanti alla porta di casa. Non cerca di entrare e non vuole del cibo, ma è golosa di coccole che ricambia affettuosamente strusciandosi sulle mie gambe con infiniti ronronron. Così dolce e discreta ci regala la sua compagnia ora che quella di Paco non l’abbiamo più. Brava Camilla!

 

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