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Archive for the ‘mesi e stagioni’ Category

 

 

 

 

 

E attraverso i papaveri danzanti
alla mia anima arrivava
una brezza che con tocco
soave la cullava

              John Keats

 

Questo è un anno di papaveri, la nostra
terra ne traboccava poi che vi tornai
tra maggio e giugno, e m’inebriai
d’un vino così dolce così fosco…

Attilio Bertolucci, I papaveri  (da: Viaggio d’inverno)

 

incantevole
papavero di maggio
gioca il colore

                                              Papavero di campo, haiku del 9 di maggio 2012  * 

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Maggio è il mese delle rose e per non smentire il calendario e il detto,  la prima rosa è sbocciata. In un  angolo discosto, un pò in ombra contro il muro della scala.  E’ ancora in boccio, delicatamente sfumata. Una bellezza timida e discreta.

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La farfalla cavolaia predilige l’orto, in cerca del suo cibo preferito. Ho inseguito le sue evoluzioni un pò frenetiche da una foglia a un fiore a un altro ancora. Poi si è posata su un filo d’erba e lì è rimasta immobile, cullata dal vento,  forse per riposarsi del lungo volo.

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Ma dove sono andate quelle piogge d’ aprile
che in mezz’ ora lavavano un’ anima o una strada
e lucidavano in fretta un pensiero o
un cortile bucando la terra dura e nuova come una spada?…
                                Le piogge d’aprile, Francesco Guccini

Sono qui le piogge d’aprile, come ogni anno puntuali e rassicuranti.
Gli insetti  ronzavano instancabili tra le corolle aperte di fiore in fiore, sotto il sole di pasquetta. Poi si è rannuvolato,  è arrivata la pioggia di primavera, lieve noiosa e  incessante che ha tolto l’incanto dei frutteti in fiore. Bianchi  rosa  sfumati, a uno a uno i petali sono caduti ma hanno lasciato un piccolo frutto, una piccola promessa.
Guardando queste fotografie scattate solo pochi giorni fa mi sono chiesta:  dove andranno a ripararsi gli insetti quando piove?

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[…]Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.  […]

                                                               Giacomo Leopardi, Il passero solitario

 

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Come ogni anno a primavera è fiorita la grande magnolia di corso Gabetti, zona Borgo Po, precollina di Torino. Si mostra in tutto il suo splendore ed è la più fotografata della città, anche La Stampa le ha dedicato un articolo.
La sua breve ma intensa fioritura celebra l’inizio della primavera. Sui rami nudi i fiori sfumati di rosa hanno petali carnosi, che la luce del sole del mattino rende quasi opalescenti. Il proprietario della casa ha posto accanto al portoncino d’ingresso un quadretto di ceramica dipinta con dedica alla magnolia, “pianta indispensabile a una bella casa”. Come  ringraziamento a chi rallegra la bella stagione di tenui colori, dà ombra e frescura in estate e compagnia tutto l’anno.
E in altri giardini di questo borgo tranquillo, altre magnolie e prunus e forsizie rallegrano e colorano le belle case.

Una curiosità di questa pianta. Oltre al  valore estetico i fiori di magnolia offrono elementi utili per la salute e la bellezza della persona. Da essi si ricavano oli essenziali usati in erboristeria. Come cosmetico l’olio di magnolia dona elasticità e morbidezza alla pelle.
I fiori della magnolia (quelli naturali e non trattati con antiparassitari) si possono usare anche in cucina, cucinati fritti in pastella come quelli di acacia e sambuco.

 

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Che emozione vedere un gregge in movimento. In campagna negli ultimi giorni dell’autunno o all’inizio della primavera non è insolito incontrare pecore al pascolo. Alcuni giorni fa, nei dintorni di casa un gruppo di pecore pascola in un pioppeto. Un giorno di fine febbraio. La campagna è appena uscita dall’inverno, sugli alberi spuntano le prime gemme, l’azzurro degli occhi della madonna è ovunque. Il sole è caldo, troppo, e al pomeriggio  pare di essere a  primavera inoltrata.
Il gregge pascola tranquillo in mezzo ai pioppi, le pecore e gli agnellini brucano a testa bassa con buon appetito e voracemente, avanzando veloci. L’erba è poca, ancora invernale; quando spunterà la nuova,  verde e tenera, sarà la loro felicità. Il pastore le sorveglia da lontano e il cane, attento ai suoi ordini, corre a fianco delle pecore facendole indietreggiare se cercano di allontanarsi.
Quando il pastore prende il comando, il gregge sta alle sue spalle ubbidiente,  e  riprende il cammino verso un nuovo pascolo.

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Febbraio è un mese bizzarro.  Dopo settimane di neve e gelo ora si addolcisce regalando giornate tiepide. E così in un sabato di quasi primavera con il sole che abbaglia e rallegra la giornata, vien voglia di uscire e andare nei prati. A Torino i prati sono al Parco Carrara da tutti conosciuto come Parco della Pellerina. Un vasto spazio verde di colline e boschetti di pini e betulle, percorso da sentieri e piste ciclabili, attraversato da un fiume, la Dora Riparia.  Sotto il sole nell’aria insolitamente dolce, eravamo in tanti, comprese le anatre  i germani le gallinelle d’acqua le folaghe e i gabbiani che popolano i due laghetti artificiali. E le tartarughe acquatiche, centinaia grandi e piccole, si crogiolavano immobili sulle sponde del lago grande.

 

 

Poco più in là, in un avvallamento paludoso,  si è formato naturalmente in seguito ad un alluvione  uno stagno attorniato da canne. Sul sentiero in ombra c’è ancora neve, e l’acqua è parzialmente gelata. Sopra il ghiaccio le folaghe in abito nero camminano adagio, buffe e un pò  curve, come vecchine attente a non cadere…

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La Neve che mai si accumula –
La transitoria, fragrante neve
Che arriva una sola volta l’Anno
Morbida s’impone ora –
Tanto pervade l’albero
Di notte sotto la stella
Che certo sia il Passo di Febbraio
L’Esperienza giurerebbe –
Invernale come un Volto
Che austero e antico conoscemmo
Riparato in tutto tranne la Solitudine
Dall’Alibi della Natura –
Fosse ogni Tempesta così dolce
Valore non avrebbe –
Noi compriamo per contrasto – La Pena è buona
Quanto più vicina alla memoria –

F1155 – J1133 (1869-1868)

The Snow that never drifts –
The transient, fragrant snow
That comes a single time a Year
Is softly driving now –
So thorough in the Tree
At night beneath the star
That it was February’s Foot
Experience would swear –
Like Winter as a Face
We stern and former knew
Repaired of all but Loneliness
By Nature’s Alibi –
Were every Storm so sweet
The Value could not be –
We buy with contrast – Pang is good
As near as memory –

Emily Dickinson

 

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Torino al  parco del Valentino domenica mattina. Il castello e la Fontana dei 12 mesi.
Le fanciulle della fontana graziosamente infreddolite

 

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